
“Universo e dintorni nell’Arte di Giohà”
Maestro Josè Van Roy Dalì - Critica d’Arte Gennaio 2008

Se non avessi conosciuto Giohà, la Sua Arte e la Sua speciale famiglia, forse avrei ignorato chissà per quanto tempo l’esistenza delle rune, del magico simbolismo attribuibile a certe forme, talvolta apparentemente insignificanti, che fanno parte del magnifico meccanismo che completa il nostro universo e, molto probabilmente, non avrei scoperto come è possibile porgere, attraverso il proprio modo di fare Arte, una simbolica chiave di lettura di alcuni dei molti dubbi che da sempre affliggono l’umanità.
“Scoprirai le rune/ E interpreterai i segni/ I segni sapientissimi/ i segni potentissimi/ Che le Potenze tracciarono/ Che il Supremo Saggio incise/ E che il Creatore degli Dei colorò”. Da questo Passaggio, tratto dallo Hàvàmal dell’introduzione de volume “Iniziazione alle rune” di Anne-Laure e Arnaud D’Apremont, edizione L’Età dell’Acquario, tenterò di accompagnare virtualmente il lettore nell’intricato fantastico labirinto colmo di simboli e immagini che compongono il mondo artistico e nel contempo medianico di Giohà.
Se la scintilla, scaturita dall’anima di Giohà, che ha illuminato il percorso infaticabile dell’artista e che la sospinta a “seminare”, mediante la miriade di simboli multi cromatici che affollano la sua tavolozza, il vero significato delle cose attraverso le iridescenti vibrazioni cosmiche che Lei riesce a interpretare e a offrire quale gradita scenografia dell’arcano, occorrerà decidere se volare nel medesimo cielo metamorfico delle tre farfalle da una rosa, totalmente affascinati e coinvoltine:” la danza della trasformazione” oppure verso un sole dorato sul dorso di un cavallo alato che si ritempra, alimentando la propria energia cosmica nell’incendio che offusca la vista della mediocre umanità, intitolato: “il calore della madre terra”.
E allora viene spontaneo chiedersi: le opere di Giohà esprimono semplicemente la sua creatività artistica oppure una specie di esortazione a trovare dentro di noi, attraverso un viaggio immaginario nel magma iridescente della Sua fantasiosa attività,
il senso della nostra esistenza?
Quando si parla di creatività artistica, ovvero del genio creativo, si usa una locuzione in un certo senso imprecisa: l’uomo certamente non può creare di più di quel che nel Cosmo, squarciando i veli (velo di Maya) che offuscano i sensi dell’uomo comune.
I livelli più alti sono quelli che in realtà giacciono sepolti dentro di noi, nell’abisso insondabile dell’inconscio. Nietzsche individuò questo processo nella sua opera “Nascita della tragedia” configurando la genialità umana nella sintesi tra Dioniso e Apollo. Dioniso è la discesa Notturna, infera, orchica, lunare che il soggetto fa dentro di sé rinunciando alla mediazione della razionalità; è la discesa nell’Ade per recuperare i tesori di Plutone (Dio degli inferi e della ricchezza). Apollo è la qualità solare che permette di decodificare il tesoro dei simboli raccolti e di trasmetterli per mezzo della creazione artistica.Artista è quindi colui che ha la capacità di scendere negli strati più profondi dell’inconscio e rappresentarli al pubblico che può percepirli tramite il medesimo processo irrazionale. L’Arte non è quindi spiegazione ma evocazione. Analizziamo allora, con occhio attento alla psicologia del profondo, la pittura di Giohà soffermandoci sulle varie opere che popolano in Suo universo creativo.
Nelle Sue opere, appaiono e scompaiono, quasi magicamente, figure femminili, alberi, farfalle, cavalli alati e oceani nebulosi, sovrastati contemporaneamente dal sole e dalla luna, e da una moltitudine di occhi inseriti sulle piume sacre del pavone. Dalla visione di queste particelle di universo coloratissimo alla musica immaginaria di un violino che sembra scaturire dalla nostra anima, come suonata magistralmente dal medesimo orchestrale che appare in alcune opere di Marc Chagall: Composizione e Souvenir del 1976, in cui colori e personaggi, quasi collocati in una comune atmosfera si somigliano vagamente… la melodia sembra la stessa. In particolare nelle opere come: “sogno iniziatico”, “i fili della memoria”, “Via, Verità e Luce” in cui sembra davvero che l’energia del grande Maestro di Vitebsk abbia voluto prendere virtualmente la mano di Giohà per accompagnarla nei suoi percorsi cosmici, tra le nubi incantate di un cielo eternamente infantile.In altri lavori più recenti come: “Per-dono, perdono”, “Il segno della speranza”, “La coppa sacra”, “Dov’è morte, la tua vittoria?”, “La parabola”, “La spada”si ha l’impressione che l’Artista, armata simbolicamente della medesima spada, aneli con tutta sé stessa al recupero definitivo di quei valori perduti da gran parte dell’umanità.
Non a caso in diverse opere dell’Artista Giohà quali “Il grande sogno” del 2002, gli alberi sono rappresentati da singoli biforcuti la cui forma potrebbe ambire alla auspicata vittoria della Fede operata dai tre Personaggi presenti nella medesima opera. Il tre è esotericamente considerato l’archetipo divino della creazione, l’energia ternaria che regge il mondo, che la religione cattolica simboleggia nella Santissima Trinità.
Anche la biforcazione degli alberi ci riporta appunto alla bacchetta magica che, nei culti femminili aveva proprio una biforcazione. Non a caso è rimasta oggi, come verga del rabdomante per la ricerca dell’acqua, l’elemento femminile.
La ricerca dell’acqua, in epoche antichissime, era riservata esclusivamente alle donne. Questo simbolo dualistico pagano ripreso nella Chiesa Cattolica nelle corna del diavolo, le stesse corna che in epoca patriarcale erano simbolo dei tori sacri.E ancora, le tre figure che in qualche modo equilibrano l’opera rappresentando, assieme all’acqua, i quattro elementi principali come il quaternario, ovvero: la scintilla divina che anima la materia, con la creazione del mondo come “frutto” di un’operazione “magica”.
In questa girandola di simboli policromatici, scolpiti nella luce e sospesi nell’immaginazione dell’Artista che ha saputo collocarli nel cerchio magico e dorato della Sua fervida, creativa e sensibile volontà di “trasmettere “al mondo il pensiero della propria anima, è possibile percepire talvolta quel senso di speranza che unisce, purtroppo ancora virtualmente, buona parte dell’umanità che brama al ripristino dei valori. Infatti la rappresentazione dell’anima che Jung bene espose, è l’elemento femminile per eccellenza. Questa denuncia della caduta di tali valori, è in realtà una ricerca e un omaggio a quei valori che comunque cosmicamente sussistono. Sta all’uomo riscoprirli e rispettarli.Guardare l’opera di questa artista in ogni aspetto del Suo lavoro, è tuffarsi nel mondo di Venere Urania, la Venere Celeste, matrice della vita, Iside velata da scorgere con occhi interiori. E nel contempo è riscoprire, mediamente un percorso estremamente articolato tra Fede e simbolismo, la via maestra progettata dal nostro destino tra le iridescenti tonalità dell’arcobaleno che talvolta non riusciamo più a distinguere senza l’aiuto di qualcuno in grado di porgerci, assieme all’altra guancia, ulteriori opportunità di vedere oltre la nostra anima.